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Origine e geografia dell'area ladina
Intorno all'anno mille le popolazioni ladine (o retoromanze) occupavano un'area molto estesa delle Alpi centro-orientali, che andava dalla Svizzera meridionale fino alle Alpi Giulie.
Il ladino, parlato dai gruppi geograficamente più centrali di queste popolazioni, derivava dall'idioma latinizzato parlato dalle popolazioni indigene di origine celtica, retica e romana. Queste popolazioni vennero in seguito indicate dalle popolazioni di lingua tedesca come Welsch, mentre le stesse si definivano latini (da cui il termine dialettale ladin). Il termine si diffuse a partire dal XVIII secolo anche negli ambienti tedeschi (Ladinisch) per designare le popolazioni in via di germanizzazione soggette al Tirolo.
All'area caratterizzata dall'idioma ladino apparterrebbero oggi i soli comuni di lingua ladina della Val di Fassa (TN), della Val Badia (BZ), della Val Gardena (BZ), dell'alta val Cordevole (BL) e dell'Ampezzo (BL), a cui secondo diverse accezioni vanno aggiunti tutti gli altri comuni ladinofoni appartenenti alla provincia di Belluno.
Il territorio ladino si sviluppa per circa 1.200 km2, ed è occupato interamente dalle Dolomiti; quasi al suo centro si sviluppa l'imponente massiccio del Sella, dal quale poi si diramano le cosiddette cinque valli ladine: Val di Fassa (in ladino 'Fascia') in Trentino, Val Gardena (in ladino 'Gherdëina') e Val Badia (in ladino 'Gran Ega') in Alto Adige, e Livinallongo (in ladino 'Fodom') ed Ampezzo (in ladino 'Anpezo') in Veneto.
Le principali vette della regione sono: la Marmolada (in ladino 'Marmolèda') (3343 m s.l.m.), l'Antelao (3263 m s.l.m.) e la Tofana di Mezzo (in ladino 'Tofana de Meso') (3244 m s.l.m.).
La bandiera ladina a strisce orizzontali celeste-bianco-verde comparve per la prima volta il 5 maggio 1920 quando i rappresentanti delle cinque valli ladine si riunirono sul Passo Gardena per protestare contro le decisioni del Trattato di Saint-Germain, che non riconosceva al popolo ladino il diritto all'autodeterminazione dei popoli.
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I colori della bandiera furono scelti per simboleggiare la natura del territorio Dolomitico: il verde scuro dei prati e dei boschi di abeti, il bianco della neve che copre le cime e il celeste intenso del cielo.
Storia dell'artigianato ladino e fassano
L'artigianato nelle valli ladine è un'arte che si tramanda di generazione in generazione e che, nata per necessità, è diventata poi una passione.
Durante i lunghi inverni, poiché i lavori nei campi erano sospesi, i contadini si dedicavano a piccoli lavori artigianali. Già nel XVI secolo compaiono le prime botteghe artigiane specializzate. Spesso però questi artigiani, per integrare le entrate, erano costretti a spostarsi di frequente fuori dai confini della valle.
Per i ladini, l'artigianato artistico comincia ad avere un ruolo economicamente rilevante solo a partire dal tardo XVIII secolo. Ogni vallata sviluppa una produzione specifica:
Ampezzo si specializza nelle decorazioni e nei souvenir in filigrana d'argento destinati al nascente turismo;
in Val Gardena, oltre alla scultura a soggetto religioso, si sviluppa un'imponente industria del giocattolo, capace di collegare il lavoro casalingo ai mercati internazionali;
dalla Val di Fassa provengono ogni anno pittori itineranti che si recano nel Tirolo e nella Baviera meridionale, ove decorano con i loro soggetti policromi le facciate delle case, la Stube e i mobili;
la Val Badia vende nella regione tirolese cassapanche dai caratteristici motivi decorativi.
All'inizio del XIX secolo le condizioni di vita degli abitanti della Val di Fassa peggiorano per via delle guerre, delle tasse elevate, delle malattie e dei raccolti scarsi. Le superstizioni trovano eco nel simbolismo e nei riferimenti magici della pittura decorativa fassana.
Le facciate delle case, la Stube, i mobili e gli oggetti d'uso quotidiano vengono decorati con colori brillanti e con una gran quantità di motivi ornamentali soprattutto floreali.
La popolazione vede migliorare le proprie condizioni di vita grazie al reddito prodotto fuori dalla valle dai suoi pittori: la decorazione dai colori vivaci incontra un elevato gradimento soprattutto nelle regioni rurali mitteleuropee.
I pittori ambulanti fassani attraversano le vallate dolomitiche e superano i passi alpini in direzione nord. Operano nel Vorarlberg, nel Tirolo, nel Salisburghese e nella Baviera meridionale, così come in Stiria e in Carinzia. Si possono riscontrare loro tracce anche in Svizzera e addirittura in Ungheria. Cartoline postali - non di rado dipinte a mano - testimoniano le mete da loro raggiunte, i contatti e le esperienze di questi pittori.
La grande tradizione artigianale della Val di Fassa viene tramandata e valorizzata ancora oggi, grazie all'Istituto d’Arte 'Giuseppe Soraperra' di Pozza di Fassa, dove si formano gli scultori e gli artisti locali.
Oggi in Val di Fassa sono ancora molte le botteghe dove gli artigiani creano i loro pezzi unici, interamente eseguiti a mano.
Maschere, giocattoli, arredi, sculture, statue di ogni tipo caratterizzano la produzione artigianale della valle.
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